Riforma del Catasto: in cosa consiste e a che punto siamo

Data:

06 Giugno 2022

Tempo di lettura:

3 min

Riforma del Catasto: in cosa consiste e a che punto siamo

La legge delega fiscale che include l'attesa Riforma del Catasto è pronta per essere discussa in Aula: ecco cosa prevede l'ultimo testo in materia di catasto.

La Riforma del Catasto verrà discussa in Aula il 20 giugno 2022. Lo ha fatto sapere il Governo in seguito alla riunione dello scorso 26 maggio, che ha visto finalmente i partiti di maggioranza trovare un accordo sul testo della legge delega. 

Era stata proprio l’accesa discussione sul riordino del Catasto a bloccare, lo scorso autunno, il primo testo della legge. Sembra quindi che la Riforma del Catasto, attesa da anni, stia trovando una forma definitiva: ecco cosa prevede la legge delega e a che punto siamo.

Perché una riforma del Catasto

Il Catasto italiano è il registro dei beni immobili presenti sul territorio dello Stato; è diviso in Catasto dei Terreni e Catasto dei Fabbricati e registra, a fini fiscali e giuridici ma senza valore probatorio, tutte le proprietà censite sul territorio italiano. 

Istituito con la legge 11 settembre 1939, il Catasto è già stato oggetto di riforme negli anni Sessanta, quando fu introdotto il “tipo mappale”, e negli anni Ottanta, quando venne avviato il processo di informatizzazione e digitalizzazione del materiale cartaceo conservato negli uffici territoriali. A seguire, negli anni Duemila, i dati catastali sono stati resi accessibili in modalità telematica a soggetti pubblici e privati, e il Catasto è cambiato di nuovo.

Non si è mai proceduto, però, a un adeguamento delle rendite catastali che le rendesse coerenti con il mercato attuale, ed è essenzialmente per questo che una Riforma del Catasto era attesa da tempo. 

Un tentativo venne fatto con la legge delega 23/2014, che prevedeva un adeguamento delle rendite e il riordino della tassazione immobiliare, ma il programma di riforma non divenne mai attuativo.

Il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 5 ottobre, quello da cui prende avvio l’ultima versione della Riforma del Catasto, è quindi il primo vero tentativo di adeguare il Catasto Italiano in modo da rivedere le rendite catastali e renderle coerenti col valore attuale delle proprietà.

A che punto è il Governo sulla riforma del Catasto

Il Governo ha raggiunto l’accordo sul nuovo testo del disegno di riforma del Catasto durante un incontro dei partiti di maggioranza tenutosi il 26 maggio: il lavoro sulla riforma fiscale può quindi riprendere, e la discussione del nuovo testo in Aula è prevista per il prossimo 20 giugno.

Il primo disegno di riforma del Catasto, quello che aveva bloccato l’iter, prevedeva che la rendita fosse definita in base ai valori di mercato ma anche al valore patrimoniale del bene, da adeguare a cadenza periodica. 

La nuova versione della riforma del Catasto, a quanto è dato di sapere, cancellerebbe ogni riferimento al valore patrimoniale. Il nuovo testo confermerebbe invece l’esclusione delle nuove rendite ai fini del calcolo di imposte e tasse, già previsto nella versione del 5 ottobre. 

Quanto ai tempi della riforma del Catasto, il decreto dovrà essere promulgato entro il 2023, mentre le nuove definizioni saranno effettive a partire dal 1° gennaio 2026. Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede la legge delega in materia di Catasto.

Cosa prevede la riforma del Catasto

La riforma del Catasto si trova, stando almeno all’ultimo testo approvato dal Governo, agli articoli 6 e 7 della legge delega fiscale, che indicano rispettivamente i principi e i criteri direttivi per la revisione del catasto dei fabbricati e la riforma della fiscalità locale legata ai beni immobiliari.

Tra le novità più importanti, ci sarà la modernizzazione degli strumenti di rilevazione e mappatura degli immobili: si lavora per migliorare il controllo dell’Agenzia delle Entrate sul Catasto, grazie all’introduzione di nuovi strumenti per individuare gli immobili non censiti o che di fatto non corrispondono a quanto registrato. 

Ma al centro della riforma c’è l’adeguamento delle rendite ai valori di mercato odierni: il sistema estimativo catastale è infatti fondato, si legge nel dossier emanato dal Governo, “su una disciplina sostanzialmente risalente al 1939 (legge 11 agosto 1939, n. 1249)”. 

Un adeguamento delle rendite, oltre ad essere stato richiesto dall’UE, permetterà di produrre maggiori entrate, che verranno usate per ridurre la pressione fiscale sugli immobili. A ogni immobile verrà attribuita una rendita attualizzata in base ai valori di mercato, che verrà aggiornata su base periodica. 

Per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico è prevista una riduzione del valore patrimoniale che permetta di fronteggiare i maggiori oneri di manutenzione.

Riforma del Catasto: l’Agenzia delle Entrate

L’Agenzie delle Entrate, ma anche i Comuni, avranno a disposizione nuovi strumenti per individuare gli immobili non censiti o non conformi alla registrazione catastale. Si intende così aggiornare il Catasto con tutti quegli immobili non ancora censiti, quelli che non rispettano l’effettiva consistenza, destinazione d’uso o categoria catastale. 

Agenzia delle Entrate e Comuni saranno in grado di monitorare e verificare in particolare le effettive consistenze di:

  • immobili non censiti o che non rispettano la reale consistenza di fatto;
  • terreni edificabili accatastati come agricoli;
  • immobili abusivi.

Sono inoltre previsti degli appositi strumenti che permettano una più efficiente condivisione dei dati del catasto online, in particolare tra Agenzia delle Entrate e uffici comunali competenti.

 

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